Per decommissioning si intende la dismissione di un impianto industriale. Tra le attività incluse nel decommissioning, di cui EDAM si occupa, troviamo:
- Progettazione dello smantellamento (sopralluoghi, raccolta dati e documentazioni, raccolta campioni e analisi, redazione relazioni tecniche, piano di demolizione e piano operativo di sicurezza, gestione e richiesta autorizzazioni, pianificazione del lavoro)
- Svuotamento e bonifica impianti (ove si rende necessario per la presenza di sostanze pericolose e/o tossiche) con eventuale Certificazione di Bonifica gas free (se richiesta)
- Smontaggio e demolizione impianti (silos, serbatoi, vasche, macchinari, fasci tubieri, linee di raccordo, etc.)
- Cernita e smaltimento per omologhe dei rifiuti prodotti (sostanze varie, materiali ferrosi, etc…)
- Eventuale bonifica di manufatti e coperture in amianto
- Demolizione delle strutture edili con cernita e smaltimento per omologhe dei rifiuti prodotti
- Eventuale bonifica ambientale dei terreni sottostanti e prospicienti il sito (se non vi sono state ulteriori propagazioni tramite corsi d’acqua)
Principali criticità del decommissioning di un impianto industriale
Se gli impianti industriali da dismettere sono fermi da anni, spesso la documentazione tecnica non è aggiornata o è solamente parziale. Si dovrà procedere alla ricostruzione delle informazioni mancanti, tramite sopralluoghi e rilievi in loco. In caso di impianti in disuso da un certo tempo si riscontra inoltre degrado strutturale e la presenza di residui di produzione solidi/liquidi/gas che possono essere degenerati dalla loro consistenza iniziale, per cui la loro natura e le relative specifiche di trattamento possono cambiare.
Se l’impianto da smantellare invece fa parte invece di un sito ancora attivo, bisogna tenere presente le eventuali interferenze con le attività dei reparti ancora in funzione. La demolizione di una struttura impiantistica all’interno di un sito ancora attivo è un’attività che presenta ulteriori criticità e deve per tanto essere attentamente gestita al fine di ridurre l’impatto sul lavoro degli addetti, sull’ambiente circostante e garantire l’esecuzione delle attività in piena sicurezza.
Smantellamento impianti: casistiche particolari
Ulteriori complicanze nello smantellamento degli impianti insorgono quando le materie trattate nello stesso sono tossiche, pericolose, potenzialmente esplosive e/o radioattive.
In alcuni casi è persino necessario coinvolgere gli enti o figure a supporto quali i vigili del fuoco o il Nucleo NBCR. Le operazioni di travaso e/o svuotamento degli impianti e la relativa bonifica richiederà che gli operatori siano dotati di Dispositivi di Protezione Individuale quali tute, guanti e calzari protettivi, antiacido e anticorrosivi, maschere pieno facciali, respiratori, etc.
Anche le strumentazioni impiegate dovranno essere compatibili con le sostanze in campo (ATEX, anti acido, anti corrosive, etc…).
Nel caso in cui nell’impianto da dismettere vi sia presenza di sostanze radioattive, le operazioni sono ulteriormente complesse, sia per le autorizzazioni, le abilitazione e le certificazioni necessarie per essere idonei ad operare, sia per le cautele e le protezioni necessarie agli operatori per lavorare in totale sicurezza.
Dismissione impianto nucleare
Non ci dilungheremo in questa sede alla descrizione dettagliata delle attività necessarie alla dismissione di un sito radioattivo come può essere quello sede di una Centrale Nucleare, limitandoci ad un breve descrizione. Lo smantellamento di un impianto nucleare si porta a compimento con la rimozione di ogni vincolo dovuto alla presenza di materiali radioattivi ed alla restituzione del sito per altri usi.
Lo smantellamento in questo caso comporta molti atti e decisioni amministrative, oltre che a interventi tecnici. Comprende tutte le operazione necessaria per la neutralizzazione e rimozione delle cariche radioattive e la progressiva demolizione dell’impianto. Una volta che la centrale viene smantellata, non deve sussistere nessuna possibilità di incidenti causati dalla radioattività, o qualsiasi altro possibile di danno causato dalle strutture del reattore ai visitatori del sito.
L’AIEA(Agenzia Nazionale per l’Energia Atomica) definì tre modalità per la dismissione, modalità che oggi, con qualche leggera modifica, sono adottate a livello internazionale.
- Chiusura dell’impianto sotto stretta sorveglianza: vengono lasciati all’interno fluidi, tubature, vasche piene d’acqua con le barre di combustibile esausto. Nei reattori a neutroni veloci rimane la grafite infiammabile e radioattiva. (Procedura denominata Tombatura)
- Rilascio del sito con alcune restrizioni: le barre di combustibile, i fluidi e le tubature vengono asportate, il reattore sigillato, l’edificio rimane intatto. L’accesso al pubblico è vietato o regolamentato. (Procedura denominata SAFSTOR)
- Rilascio senza restrizioni del sito, che corrisponde di norma alla completa demolizione degli edifici e al loro trasporto in un centro di discarica o al riciclaggio del metallo per costruire in altri reattori nucleari, fino alla condizione di “prato verde” (brown o green field, oggi denominato DECON)